Alta tensione (2003)

Anno di uscita
2003
Titolo originale
Haute tension
Regia
Alexandre Aja
Genere
slasher, splatter
Cast
Cécile De France, Maïwenn Le Besco, Philippe Nahon, Franck Khalfoun
Durata
91'
Paese
Francia
Voto
7

A seguito della visione di Riflessi Di Paura, ho avuto modo di scoprire non solo uno dei giovani emergenti in ambito horror, ma tutta una serie di altri registi che per tematiche e scelte stilistiche, volte a riportare sul grande schermo il gusto splatter/gore dei tempi che furono, sono stati riuniti sotto l’etichetta di “Splat Pack”. Di tale cerchia di registi verranno presentate nel corso dei prossimi mesi tutte le opere, e si presterà particolare attenzione alle novità loro riguardanti. Iniziamo questo percorso con Alta Tensione, opera prima di Alexandre Aja.

Il film si apre con un sogno in cui una ragazza sta fuggendo in un bosco, inseguita da sé stessa. Marie si risveglia nell’auto della sua amica Aléx, dirette verso la casa di campagna della famiglia di quest’ultima, dove trascorreranno un periodo per studiare in piena tranquillità. Tuttavia, poco dopo il loro arrivo, durante la notte, succede qualcosa di insolito: un uomo suona il campanello e quando il padre di Aléx va ad aprirgli, lo sconosciuto si rivela essere in realtà un assassino che, armato di rasoio, gli infligge un profondo taglio sul viso. Mentre l’uomo si trascina disperatamente su per le scale, l’assassino lo spinge di forza tra le sbarre della ringhiera, bloccandogli la testa e decapitandolo con un mobile, in una sequenza splatter di ottima fattura.

Il presunto folle prosegue l’attuazione della strage nel momento in cui la mamma di Aléx, scesa per scoprire cosa fosse successo al marito, si ritrova impietrita nel vedere il corpo di quest’ultimo riverso sulle scale, e diventa facile preda dell’assassino, che la finirà in maniera visivamente fortissima, sgozzandola e tagliandole una mano: particolarmente intensa la sequenza del lento crollo della malcapitata, che scivola lungo l’anta di un armadio. L’incedere dell’uomo è inarrestabile: uccide il fratellino di Aléx, imbavaglia e lega quest’ultima, e setaccia la casa alla ricerca di altre persone, non trovando nessuno.

In tutto ciò, Marie è l’unica che riesce a non farsi scovare dall’uomo, e quando si accorge che carica Aléx nel suo furgone, approfitta di un suo allontanamento per infilarsi all’interno di quest’ultimo, pensando di riuscire ad aggredire l’uomo con un coltello nel momento in cui si fosse avvicinato. Tuttavia non ha questa possibilità perchè l’uomo chiude il portello senza avvicinarsi e senza notarla, quindi si trova anche lei prigioniera, sebbene possa contare sull’inconsapevolezza del pluriomicida. Durante una sosta presso una stazione di rifornimento, Marie si allontana per chiedere aiuto, ma non riesce a trovarne ed inoltre non riesce a risalire sul furgone prima della sua ripartenza. A quel punto riesce a procurarsi le chiavi della vettura del benzinaio, rimasto anch’egli ucciso, e si mette all’inseguimento (scandito dalle splendide note di New Born dei Muse), per cercare di salvare l’amica.

Bene, proseguire il racconto della trama del film significherebbe rovinarne la visione, in quanto il finale contiene un colpo di scena capace di stravolgere completamente la vicenda, di modificare tutto ciò che era successo in precedenza. Senza voler svelare troppo, la rivelazione finale fa sì che il ruolo di due dei personaggi coinvolti si riduca sostanzialmente ad uno, poiché in buona misura alcune delle cose mostrate allo spettatore sono una lotta interna, psicologica, una sorta di sdoppiamento della personalità, non un qualcosa di concreto e fisicamente avvenuto per come viene inizialmente percepito. La doppia natura si esplica nel tentativo di distruggere violentemente ogni ostacolo si frapponga fra sé ed il proprio obiettivo, e dalla parte opposta nella volontà di salvarsi dalla propria stessa furia omicida. Il fine è tuttavia lo stesso: un morboso e malato amore.

Aja si presenta al grande pubblico con una produzione di ottima qualità visiva e realizzativa, con buona disponibilità di mezzi ed effetti splatter soddisfacenti. Ma il tutto è sorretto anche da una discreta inventiva, frutto dell’alchimia già allora esistente tra il regista e Gregory Levasseur, co-autore della sceneggiatura, e da una regia caratterizzata da scelte azzeccate: le inquadrature alle gambe dell’assassino nelle sequenze in cui si muove per eliminare uno dopo l’altro i membri della famiglia di Aléx, o anche durante la sosta alla stazione di servizio; la folle corsa della telecamera che dagli occhi di Marie percorre rapidamente le scale per inquadrare il volto sfregiato del padre di Aléx; le inquadrature ai corpi delle vittime nel momento in cui il furgone lascia lo spazio antistante la casa, come a voler sottolineare la scia di morte lasciata alle spalle.

Alta Tensione è una pellicola dai vari volti, perchè fino allo sconvolgimento conclusivo, che probabilmente lascia anche qualche vuoto narrativo, è caratterizzata da una trama molto semplice, eppure allo stesso tempo di impatto: l’idea di un uomo che suona il campanello di notte ed inizia ad elargire rasoiate riesce a colpire proprio per la sua estrema verosimiglianza.

Alta tensione (2003)
Voto del redattore
7
Voto dei lettori0 voto
0
7