Insidious (2011)

Anno di uscita
2011
Titolo originale
Insidious
Regia
James Wan
Genere
possessione demoniaca, case maledette
Cast
Patrick Wilson, Rose Byrne, Ty Simpkins, Leigh Wannell
Durata
102'
Paese
USA
Voto
8.5

James Wan non è un regista particolarmente prolifico, ma la cosa che inizio ad apprezzare di questo ragazzo originario della Malesia è che non si fa trascinare dalle possibilità di successo ma ritorna dietro la macchina da presa solo quando ha realmente qualcosa di buono da raccontare. Era capitato col primo Saw, il capostipite di una saga spremuta fino all’osso ed oltre; era avvenuto, seppur con risultati meno brillanti, con il ricercato Dead Silence. Ma forse mai si era compiuto con la potenza espressiva messa in mostra con Insidious.

Cominciamo col dire che il film comincia maluccio. Un prologo che puzza di cliché, una spruzzata di noia, montaggio un po’ troppo veloce: ottimi elementi per predisporre male lo spettatore. Quando il timore di stare assistendo ad un prodotto mediocre comincia ad aumentare, Wan ed il suo fido sceneggiatore Whannell inseminano il dubbio che la casa sia infestata, con una serie di manifestazioni paranormali. Tutto qui? No, non è tutto qui, perché non sempre le cose valgono per ciò che sono. Anzi, spesso la differenza la fa il modo in cui esse sono fatte. La famiglia Lambert vive il dramma del piccolo Dalton, primogenito che, in seguito ad una caduta dalla scala, entra in coma inspiegabile, rimanendo per mesi in quella condizione. Ed in quel periodo Renai, la madre, ed il fratello minore, iniziano ad avere paura di qualcosa che vedono e percepiscono all’interno dell’abitazione presso la quale si sono da poco trasferiti. In tal senso, il vero cambio di marcia al film viene dato nel momento in cui il bambino confessa alla madre di aver paura di Dalton, poiché di notte lo vede aggirarsi per casa.

L’impatto di quel momento si irradia sull’atmosfera generale della vicenda, che diventa più tesa e con eventi più ravvicinati. Le presenze si manifestano sotto forma di un bambino giocherellone, che in pieno giorno balla in cucina per poi correre nei corridoi della casa, seguito da una terrorizzata Renai in un piano sequenza di argentiana memoria; o di una sorta di demone dal volto rosso fuoco e dall’espressione spiritata, quasi clownesco nel suo essere vistosamente finto; o ancora da un uomo dal volto pallido e dai capelli lunghi neri tirati all’indietro, che comparirà più volte. In una delle sue apparizioni, Renai, svegliatasi nel cuore della notte, vedrà un uomo camminare avanti ed indietro fuori dalla finestra della sua camera da letto, ma dopo un po’ di volte, rientrando nel campo visivo, l’uomo non sarà più fuori, ma dentro la stanza, in una sequenza raggelante e capace di sorprendere anche i più scafati.

Bene, il solito film su una casa infestata e qualche trovata discreta, quindi? Assolutamente no, perché nella seconda metà il concetto stesso alla base del film viene ribaltato completamente: non ci troviamo al cospetto di fantasmi che infestano la casa, ma di entità che cercano di “impossessarsi” del corpo del piccolo Dalton. Come spiegherà la medium che Josh e Renai contatteranno, Dalton ha la capacità di uscire dal proprio corpo durante il sonno e di viaggiare in un mondo parallelo al nostro, l’Altrove, una sorta di limbo, o forse un inferno, popolato di anime erranti. Il bambino non riesce più a tornare nel suo corpo, e più tempo passa, più aumentano le possibilità che qualcuna delle entità se ne impossessi. Ecco dunque entrare in gioco l’idea vincente del film, basata sul concetto di proiezione astrale. Da qui in avanti, si assisterà ad un crescendo, caratterizzato da una curiosa seduta spiritica, da un viaggio nell’Altrove e da un immancabile twist finale.

Insidious è bello, punto. E’ diretto bene, ha ogni elemento al posto giusto ed è capace di operare una forte variazione non su uno, ma addirittura su due temi classici del genere horror: le case infestate e la possessione demoniaca. Riesce nell’impresa di tenere unite parti così diverse, non si fa mancare qualche personaggio strampalato sia tra i vivi che tra le teatrali entità, simil-bambole di porcellana provenienti da un’altra epoca e costrette a rivivere eternamente alcuni episodi. L’aspetto più debole, tuttavia, è legato proprio alle suddette presenze, quasi mai caratterizzate in maniera realmente paurosa, se non forse nella signora velata; sembra quasi che l’intento degli autori non fosse quello di renderle spaventose, sebbene nelle interviste abbiano dichiarato il contrario. Al di là di ciò, comunque, un plauso a James Wan ed a Leigh Wannell per aver confezionato un prodotto originale, gradevole e che regala qualche gustoso sobbalzo. Se i risultati sono questi, che ben venga un nuovo film ogni quattro anni, James.

Insidious (2011)
Voto del redattore
8.5
Voto dei lettori0
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8.5