L’altra faccia del diavolo (2012)

Anno di uscita
2012
Titolo originale
The devil inside
Regia
William Brent Bell
Genere
possessione demoniaca, mockumentary
Cast
Fernanda Andrade, Simon Quarterman, Evan Helmuth, Ionut Grama
Durata
80'
Paese
USA
Voto
2

Ci provo. Giuro che ci provo a scrivere una recensione per quanto possibile seria e priva di volgarità, seguendo il manuale del bravo scribacchino del web. Terzo film di William Brent Bell, che abbraccia con entusiasmo due generi piuttosto battuti negli ultimi anni: il mockumentary e la possessione. La vicenda affonda le sue radici in un episodio di cronaca avvenuto nel 1989 negli Stati Uniti: una donna, nel corso di un esorcismo, uccide una suora e due preti, per poi chiamare la polizia e confessare il delitto. Verrà assolta per infermità mentale e trasferita in un ospedale psichiatrico a Roma.

La ragione del trasferimento è quanto mai vaga e inconcludente. Viene lasciato intendere che possa dipendere dalla presunta possessione della donna, ma in realtà in quindici anni non risulta, o almeno non viene fatto cenno, a nessun particolare trattamento riservato a Maria Rossi – nome più italiano non potevano trovarne. Ad ogni modo, la figlia, Isabella, decide di fare un viaggio in Italia per scoprire qualcosa di più e per rivedere la madre. Si fa accompagnare da Michael, che ha il compito di riprendere tutto per realizzare un documentario. Sarà attraverso le sue registrazioni che avemo modo di assistere a tutto ciò che accadrà.

Della trama, in realtà, c’è poco da dire: una volta giunta in Italia, Isabella si intrufola in una scuola d’esorcismo dove conosce due preti sovversivi che praticano esorcismi senza autorizzazione da parte del Vaticano. Va a far visita alla madre, evidentemente fuori di sé e con scatti inquietanti, e si convince del suo essere posseduta. I preti accetteranno di buon grado di aiutarla, non prima di averle fatto assistere ad un loro esorcismo, senza ragione apparente.

I dialoghi sono uno dei pezzi più terrificanti del film, seguiti dai comportamenti totalmente fuori logica dei quattro protagonisti. Gli scambi e le discussioni sono banali, poco credibili, debolissimi, rivelando dei personaggi delineati superficialmente da una sceneggiatura assai deficitaria e tirata via. Manca l’approfondimento sulla vicenda, manca il realismo delle azioni/reazioni, e tutto prende, dopo il primo quarto d’ora e l’incontro con la madre, una discesa qualitativa impervia e inarrestabile. Da razzie award immediato honoris causa la sequenza della discussione tra i due preti e la ragazza a proposito della necessità di praticare un esorcismo nei confronti di Maria. Ma chiaramente non basta. Dobbiamo anche sorbirci il tanto atteso esorcismo, che si terrà – udite udite! – all’interno dell’ospedale psichiatrico, chiusi a chiave in una stanza, perché, come con grande lungimiranza uno dei due preti, il più esaltato, dice all’altro, durante la visita alla paziente c’è il diritto alla privacy. Brillante.

La pochezza del film si manifesta in tutti i suoi aspetti: realizzazione tecnica e regia sono mediocri, ma non poi così terribili, e soprattutto non sono gli elementi che affossano irrimediabilmente il giudizio complessivo. Quello che è realmente sotto qualsiasi standard minimo di sopportazione, come già detto, sono dialoghi e personaggi, il tutto condito con situazioni risibili. Avete presente quando i protagonisti di un film vi diventano così tanto antipatici e odiosi che non attendete altro di vederli finire a pezzettini minuscoli triturati in un gigantesco frullatore? Ecco, è la sensazione che ho provato io per metà abbondante del film, raggiungendo livelli ragguardevoli dal quarantesimo minuto in poi.

C’è tuttavia almeno una cosa de L’Altra Faccia Del Diavolo che lo salva, almeno in parte: dura 72 minuti effettivi. Ah, dimenticavo che, chiaramente, il tutto viene presentato come ispirato a fatti reali, con tanto di sito per informarsi sulle carte del processo – il sito non è manco raggiungibile, tanto per completare il quadro di tristezza suprema – e come osteggiato dal Vaticano stesso. Ci tengo a concludere con una considerazione: non pensate che la stroncatura del film sia dovuta al fatto che sia trash. Il trash ha una identità e una sua credibilità, anche un suo valore artistico, paradossalmente. Qui di trash c’è poco o nulla, perché vuole essere una pellicola seria, drammatica. Quindi, il voto e le considerazioni sono frutto di un semplice fattore: il film è scarso, ma scarso come non me ne viene in mente uno, e dico uno. Evitatelo in ogni modo.

L’altra faccia del diavolo (2012)
Voto del redattore
2
Voto dei lettori0 voto
0
2