Nosferatu, il principe della notte (1979)

Anno di uscita
1979
Titolo originale
Nosferatu: Phantom der Nacht
Regia
Werner Herzog
Genere
vampiri, gotico
Cast
Klaus Kinski, Bruno Ganz, Isabelle Adjani, Roland Topor
Durata
107'
Paese
Francia/Germania
Voto
10

Non si trattava di un’impresa facile, questo è ovvio, anzi era quasi impossibile. Riprendere un classico di culto quale il Nosferatu di Murnau e proporne un remake a colori e con i mezzi moderni deve essere stata una scommessa più che rischiosa per il talentuoso Werner Herzog, esponente di spicco del cosiddetto “nuovo cinema tedesco” e desideroso di attualizzare quello che può essere considerato, a ragion veduta, il più importante capostipite dell’intero filone horror cinematografico.

E’ inutile soffermarsi sulla trama, che ricalca in maniera pressoché pedissequa quella dell’originale, a sua volta ampiamente ispirato al Dracula di Bram Stoker. Da rimarcare piuttosto è il fatto che stavolta i nomi dei personaggi sono quelli del libro, poiché essendo defunta la vedova di Stoker i diritti dell’opera erano liberi, ragion per cui il conte Orlok diventa il conte Dracula, Hutter diventa Jonathan Harker e via dicendo, pur con l’inspiegabile svista del nome della promessa sposa di Harker, che nell’opera letteraria si chiama Mina e qui invece ha come nome Lucy, evidente confusione col nome della sua intima amica.

L’azione si sposta dalla Brema della pellicola di Murnau a Wismar, mantenendo tuttavia una incredibile cura nella ricostruzione delle architetture e dei luoghi dell’originale. La prima cosa che colpisce è lo splendore visivo che permea Nosferatu, Il Principe Della Notte, uno splendore che affascina sin dalle prime inquadrature e che fa sfoggio di costumi adeguati, esterni meravigliosi, interni curatissimi, illuminazione assolutamente magistrale. Tuttavia, la chiave di volta per far sì che un remake di questo tipo potesse essere valido era proprio la figura del vampiro, di cui Max Schreck aveva reso indimenticabile l’aspetto cadaverico ed animalesco. Herzog scelse per il ruolo di Dracula il suo attore feticcio Klaus Kinski, che qui si fregia di una prova recitativa semplicemente impressionante per espressività e caratterizzazione: il suo Dracula mantiene inalterate le caratteristiche dell’originale, ovvero i denti da roditore, la testa calva, le lunghe unghie e l’aspetto pallido e smorto, ma aggiunge un tocco d’anima, uno spessore del personaggio che si avvicina molto di più al conte Dracula letterario, del quale vengono riprese tra l’altro alcune frasi (quella della musica emessa dai figli della notte quando ascolta l’ululato dei lupi, e quella relativa alla condanna rappresentata dalla vita eterna), offrendone quindi uno spaccato sofferente e molto più umano.

Diverse scene sono state girate esattamente come nell’originale, ed a questo proposito memorabili sono quelle all’interno del castello, sia quella durante il pasto di Harker, sia quella in cui il vampiro entra nella stanza del suo ospite e lo morde: entrambe le scene sono dominate da un Kinski monumentale, ferino e crudele, capace di scatti violenti e rapidissimi che fanno da contraltare ai momenti in cui, invece, allunga lentamente le mani verso la sua vittima, un Bruno Ganz capace ed ottimo interprete di Harker specialmente nella seconda parte del film ma che in queste sequenze è eccessivamente statico, probabilmente per una scelta di copione visto che la sua paura si manifesta attraverso una sorta di paralisi che gli impedisce di fuggire, di agitarsi, di urlare.

Artisticamente meravigliosa è tutta la parte relativa al diffondersi della peste a Wismar in seguito all’arrivo di Dracula, dapprima con i lunghi cortei di bare (scena ripresa dall’originale) e successivamente con la grandiosa trovata di mostrare gli ultimi giorni di vita di alcuni appestati che, ormai consapevoli del proprio destino e rassegnati all’incombente morte, si riuniscono nella piazza principale e festeggiano con balli e ricchi pasti, il tutto incorniciato dalla massiccia presenza dei topi che, poco dopo, infesteranno la tavola ormai abbandonata e deserta.

Herzog compie quella che personalmente considero una scelta assennata, ovvero quella di non riprodurre la scena probabilmente più famosa del film di Murnau, quella in cui si vede l’ombra di Orlok che sale le scale per recarsi nella stanza della sua vittima finale. Ma nonostante ciò, in precedenza aveva aggiunto una sequenza in cui Dracula si insinua nella stanza di Lucy, anticipato dal lento movimento della sua ombra, e si rende protagonista di un triste monologo. Non sveliamo il finale, che si differenzia sensibilmente da quello della pellicola originale.

In conclusione, Nosferatu, Il Principe Della Notte è senza dubbio alcuno un capolavoro, una perla assoluta, una pellicola magnifica e dalla realizzazione mirabile, che riesce nell’impresa che inizialmente avevamo definito quasi impossibile: quella di mantenere intatto lo spirito dell’opera a cui si rifa, riuscendo oltretutto ad aggiungere elementi di classe immensa. Ed ancora una volta, il massimo dei voti è d’obbligo.

Nosferatu, il principe della notte (1979)
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