Occhi senza volto (1960)

Anno di uscita
1960
Titolo originale
Les yeux sans visage
Regia
Georges Franju
Genere
serial killer
Cast
Pierre Brasseur, Alida Valli, Juliette Mayniel, Edith Scob
Durata
86'
Paese
Italia/Francia
Voto
7

Tratto da un romanzo di Jean RedonOcchi Senza Volto narra la storia del dottor Génessier, la cui figlia Christiane è rimasta sfigurata a causa di un incidente stradale avvenuto proprio in compagnia del padre. Da quel momento in poi, il medico, consumato dal senso di colpa ed in qualche misura anche dall’ambizione scientifica, si immergerà con tutte le proprie forze nei tentativi per donare nuovamente alla ragazza il suo volto originale.

A causa della pelle del volto completamente mancante, Christiane è costretta a vivere segregata, ed il padre, in seguito alla morte di una sua paziente, fa credere che la defunta sia proprio sua figlia, in modo da poterla tenere protetta in casa e continuare a cercare il sistema di risolvere la situazione. Aiutato da Louise, la sua segretaria, interpretata dalla nostra Alida Valli, Génessier inizia a rapire delle giovani ragazze, ad asportare la pelle dal loro viso ed a far perdere le tracce dei loro corpi. Dopodiché, tenta di impiantare i tessuti sul volto della figlia, ma senza raccogliere significativi successi. La ragazza è ormai demotivata e sconfortata, tanto da implorare Louise di porre fine a quell’incubo e di aiutarla a morire. Non ce la fa più a vivere in quel modo, con una maschera sul viso, col terrore di specchiarsi, senza poter uscire, senza poter parlare e vedere quello che era il suo fidanzato, e che ora la crede morta. Ma proprio da una telefonata al ragazzo, che Christiane fa in un momento di sconforto assoluto solo per sentire la sua voce, si innescherà il finale in cui le colpe del dottore verranno a galla.

Dal ritmo solenne, classico ed impostato, Occhi Senza Volto con eleganza e senza troppi gingilli va a fondo della questione, dipingendo in maniera solida due personaggi ben caratterizzati, padre e figlia, animati dagli stessi desideri ma che provano a perseguirli in maniera assai differente. Comprensibile è l’ostinazione dell’uomo, che dopo aver perso la moglie pochi anni prima non sopporta l’idea di non poter garantire alla sua unica figlia una vita felice: tali ragioni saranno perfettamente sufficienti per macchiarsi di crimini ai danni di giovani ed innocenti ragazze. L’indagine riguardante le sparizioni viene appena abbozzata, in quanto non centrale nelle dinamiche della storia, ma è pungente al punto giusto per evidenziare la sufficienza e superficialità che a volte alcuni detective dimostrano, non dando il giusto peso alle testimonianze ed ai timori delle persone che a loro si rivolgono per trovare aiuto.

Franju, qui alla sua opera migliore, dà prova di meritare l’etichetta di maestro del realismo fantastico che si era guadagnato negli anni precedenti con le sue opere. Il suo è un cinema raffinato, che non dà spazio a volgarità o a dettagli cruenti, ma indaga a fondo nei personaggi per dar vita a situazioni realistiche anche in presenza di forzature fantasiose. E ne esce fuori un film caratterizzato da buon gusto, a modo suo e per la sua epoca originale, ma che per alcuni potrebbe soffrire della patina dell’età e del classicismo educato di cui è intriso.

Occhi senza volto (1960)
Voto del redattore
7
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7