Orphan (2009)

Anno di uscita
2009
Titolo originale
Orphan
Regia
Jaume Collet-Serra
Genere
thriller, mistero, bambini malefici
Cast
Vera Farmiga, Peter Sarsgaard, Isabelle Fuhrman, CCH Pounder
Durata
123'
Paese
USA/Canada
Voto
9

Quando ho letto il nome del regista, per giunta a me sconosciuto prima di cercare qualche informazione sul suo conto, associato al titolo, mi è dapprima venuto in mente il buon The Orphanage, per assonanza di titolo, e poi ho iniziato a delineare cosa potevo aspettarmi da questa pellicola: atmosfera, molte ombre, carrelli lenti, personaggi inquietanti. Poi però ho notato che si tratta di una produzione americana/canadese, ed il mio castello di carte ha iniziato a vacillare. Ciononostante, come si vedrà di qui a poco, non mi ero sbagliato di molto nelle aspettative iniziali, in quanto Orphan è tranquillamente ascrivibile nel filone del cinema di genere spagnolo di quest’ultimo decennio. Ma procediamo con ordine.

Kate e John Coleman sono una coppia di sposi ed hanno recentemente subito un lutto, ovvero la morte in grembo della loro terza figlia. Per superare il dolore, decidono di adottare una bambina, e la scelta ricade su Esther, una russa di nove anni. Nell’orfanatrofio che la ospita ricevono da suor Abigail alcune informazioni sul suo passato: la bambina è russa, ed era stata adottata da una famiglia americana morta in seguito ad un incendio. Tra le caratteristiche “strane” che la suora segnala alla coppia, vi è l’uso da parte di Esther di alcuni nastrini, che porta sempre sia al collo che ai polsi. Sembra molto matura per la sua età, nonché diversa dagli altri bambini: solitaria, riflessiva, è appassionata di disegno e pittura. Kate e John la portano a casa presentandola al primogenito Danny, che la vede sin da subito negativamente, ed alla piccola Max, sordomuta dalla nascita, con la quale Esther sembra legare abbastanza rapidamente. Educata e garbata, la bambina di origini russe dà sin da subito l’impressione di essere fuori dal tempo, come se appartenesse ad un’altra epoca o come se avesse più anni di quelli che ha in realtà.

A casa Coleman, tuttavia, non tardano ad affiorare tensioni via via crescenti, innescate da episodi significativi che però, per una ragione o per un’altra, non sono mai noti a tutti i membri della famiglia; ragione, questa, che porterà inevitabilmente scontri a vari livelli ed il riemergere di vecchi rancori. I figli naturali, ad esempio, assistono ad una dimostrazione di spietatezza da parte di Esther, che finisce con un sasso un piccione accidentalmente ferito da Danny. La piccola Max, bambina di una dolcezza infinita, vede la stessa Esther spingere giù da uno scivolo, causandole una lesione alla caviglia, una compagna di classe che spesso derideva Esther per il suo abbigliamento desueto e per i suoi modi. La situazione degenera quando sorella Abigail fa visita ai coniugi Coleman per informarli su strane situazioni legate al passato della bambina, attorno alla quale parevano essere avvenuti incidenti e disgrazie di vario genere.

A questo punto inizia a delinearsi un quadro in cui i bambini sono soggiogati da Esther, che li minaccia in vari modi pur di ottenere il loro silenzio, mentre Kate e John entrano in aperto conflitto: la donna vede con occhio malevolo e sospettoso la figlia adottiva, mentre per l’uomo è tutto a posto, tanto che stringe con Esther un rapporto apparentemente saldo. A ciò si aggiungono i sospetti che Kate abbia ripreso il vizio del bere, e la psicologa calca la mano dicendo che la bambina non si sente amata dalla madre probabilmente perchè Kate si sente inadeguata dopo che, qualche tempo prima, aveva quasi provocato la morte di Max a causa del suo stato alterato. In questo clima che si fa via via più teso, intanto, Esther continua a tessere le sue sordide e meschine trame, il cui scopo sfugge completamente. Fino a quando non si giunge ad un autentico colpo di scena, che cambia totalmente l’ottica con cui si valuta l’intera situazione.

I personaggi fortemente delineati ed il loro rapportarsi credibile sono tra i punti di forza della pellicola. Non potendo contare su momenti genuinamente spaventosi, per via della vicenda in sé, il film può essere considerato come una commistione tra il thriller psicologico ed il mystery. Girato quasi esclusivamente all’interno della casa della famiglia Coleman, e vedendo quindi come protagonisti i soli membri della famiglia, Orphan può ricordare per certi elementi il classico Omen – Il Presagio, anche per via della presenza della bambina malvagia di turno. Tuttavia, la rivelazione che si avrà poco prima della fine ribalterà questo status, demolendo la sensazione sgradevole di un cliché abusato ed ormai poco incisivo e dando freschezza ed originalità all’intera trama. A dispetto delle due ore di durata, inoltre, la visione del film risulta essere non solo gradevole, ma raggiunge picchi di interesse inaspettati dalla parte centrale in poi, tenendo lo spettatore incollato allo schermo, incuriosito dalle situazioni che si rincorrono e che sortiscono effetti concreti e tangibili sui comportamenti e sugli sviluppi dei rapporti tra i personaggi.

In definitiva, Orphan rappresenta una delle sorprese migliori di questo 2009 cinematografico per quanto riguarda l’horror in senso lato. Magari non provocherà sbalzi sulla sedia, ma la portata è ricca e gustosa, ben servita e pronta ad essere gustata da chiunque sia anche solo un minimo interessato al genere.

Orphan (2009)
Voto del redattore
9
Voto dei lettori0 voto
0
9